Comunicato stampa - Orvieto è pronta per il Digitale anche con l'aiuto dell'open source.

Prendiamo spunto dall'articolo pubblicato su orvietonews in data 21 novembre per affermare che Orvieto Digitale è possibile.

Gli ottimi risultati del Linux Day 2015, con un'affluenza record e l'interesse nei nostri confronti da parte di molte associazioni di categoria, fanno ben sperare nel futuro ed aprono nuovi obiettivi ed orizzonti.

Anche l'Italian Digital Day, la giornata promossa dal Governo Italiano per presentare le novità digitali per l'Italia, è un buon punto di partenza per discutere, progettare e fare il punto sull'introduzione del software libero non solo nelle P.A. ma anche tra i cittadini e tra le aziende.

A livello locale, i “famosi” sostenitori che dal 2005 a questa parte promuovono sul territorio orvietano la cultura del software libero e la diffusione dell'Open Source, contribuiscono in maniera attiva anche all'associazione Orvieto Linux User Group.

Precisamente cosa cerchiamo di diffondere? Cosa è Linux, il software libero e quel termine (open source) che viene ogni tanto citato da qualcuno solo per ottenere visibilità, senza sapere cosa sia o solamente per cavalcarne l'onda del successo?

Considerato che il nostro obiettivo è proprio fare informazione su questi argomenti, ve li introduciamo e spieghiamo.

Per cominciare ecco alcuni brevi cenni storici.

1983. E' questo, per certi versi, l'anno zero del software. Un certo Richard Stallman, informatico statunitense passato per il celebre MIT – l'Istituto di Tecnologia del Massachussets – pose la prima pietra per costruire un sistema operativo composto esclusivamente da software libero, GNU (che è l'acronimo ricorsivo “GNU is Not Unix”, il sistema operativo proprietario utilizzato all'epoca).

1990. Uno studente finlandese di nome Linus Torvalds (ebbene si, anche lui iscritto al MIT) iniziò lo sviluppo di Linux, o meglio di un kernel, cioè un software che serve a far avviare e funzionare un computer. Fino a qui niente di straordinario direte voi, ma il punto è che Linux è stato sviluppato in maniera trasparente e con codice sorgente aperto (open source): chiunque poteva capire come è stato realizzato e come funziona. Permettendo, in questo modo, a chiunque di personalizzare il proprio ambiente di lavoro in maniera legale (evitando di crackare i programmi e sistemi).

L'unione di GNU con Linux, ad inizio anni '90, portò alla creazione di un sistema operativo robusto, sicuro e completo che oggi giorno tiene in piedi Internet grazie ai numerosissimi server computer distribuiti nella rete che la compongono, per il 60/70%. Da questo derivarono numerose varianti orientate anche all'uso desktop, chiamate distribuzioni, tra cui le diffusissime Debian, Ubuntu, Fedora, Arch, Mint, OpenSuse ma anche il sistema mobile Android.

Cosa significa però libero?

Siamo abituati a pensare ai programmi informatici, sia dal punto di vista economico che in termini di utilizzo, come gratuiti o a pagamento.

In molti casi, però, la notazione “free” è associata, in maniera errata, al concetto di gratis.
Libero significa invece, con riferimento alle quattro “leggi” del FLOSS (Free Libre and Open Source Software), che chiunque può ottenere o scaricare un programma informatico senza alcun vincolo ed in maniera illimitata, copiarlo a proprio piacimento e ri distribuirlo a chiunque altro (magari anche con personalizzazioni e modifiche) senza poi incorrere in azioni legali, come può accadere con i software proprietari (quei programmi di cui non è possibile capire in maniera trasparente come è stato effettivamente realizzato).

Dopo questa doverosa premessa, vengo al punto parlando del legame tra il software libero, la Pubblica Amministrazione e la nostra cara Orvieto.

Dal punto di vista informatico, per poter migliorare la fruizione di servizi e oliare bene i meccanismi che ci permettono di interagire con le piattaforme degli enti pubblici, è necessario sapere, dal punto di vista tecnico, come funzionano questi sistemi, cioè capire come sono stati progettati, accedendo magari al codice sorgente (le istruzioni, definite attraverso un linguaggio di programmazione, che determinano il funzionamento di un software).

L'obiettivo di questa indagine è favorire un contributo per migliorare la fruizione del servizio e per aggiungere nuove funzionalità, così che tutti ne possano beneficiare.

Dal punto di vista economico, il tema fondamentale è quello della razionalizzazione dei costi in uscita, un argomento molto delicato ad Orvieto e che purtroppo condiziona la gestione comunale.

In base a queste caratteristiche quali sono i vantaggi nell'adozione del FLOSS negli enti pubblici?

Introdurre il software libero negli uffici comunali, a differenza di molti sistemi e programmi proprietari, NON comporta costi di licenza! Significa che scaricare ed installare, per esempio, Linux o LibreOffice (una suite di software per la creazione e modifica di documenti elettronici in formato aperto) sulle postazioni informatiche degli uffici, comporterebbe un RISPARMIO economico. Questo consentirebbe di investire il budget, stanziato inizialmente per l'acquisto di programmi, in investimenti sulla manutenzione, sulla formazione ed aggiornamento del personale e su altri progetti per migliorare la fruibilità sia del personale che dei cittadini.

Certo, è necessaria una progettazione oculata e con obiettivi ben definiti per razionalizzare i costi per la migrazione, ma le sperimentazioni in Italia ed all'Estero ci danno fiducia.
Rispondiamo quindi con questi dati a chi cerca risposte sull'effettiva convenienza nell'adozione del software libero:

non è una novità che numerosi enti pubblici, tra cui il Comune di Todi (risparmio iniziale di 14 mila euro), di Udine (360 mila euro), di Torino (6 milioni di euro) e delle Province di Perugia, Bolzano e Cremona (ordine dei 100 mila euro), ma anche il Ministero della Difesa con la migrazione al software libero di 150 mila postazioni, abbiano deciso di fare questo passo.

In Umbria, il progetto di migrazione che ha interessato la Regione, la Provincia di Perugia e l'USL, secondo le stime, permetterà di risparmiare oltre 200 mila euro.
Del resto anche a livello europeo ci insegnano: il Comune di Monaco di Baviera in questi ultimi anni ha risparmiato almeno 10 milioni di euro!

Questi dati sono oggettivi e non sappiamo perché alcuni esperti del settore nutrano ancora dei dubbi a riguardo.

Orvieto Linux User Group in questi anni ha promosso il software libero con eventi come Linux Day, organizza corsi di formazione anche nelle scuole e fa parte del Centro di Competenza Open Source Regione Umbria dall'introduzione della legge sul Software Libero del 2006 (si a livello regionale abbiamo anche una legge sul tema!). Oltre a tutto ciò, nel mese di settembre 2014 OrvietoLUG ha collaborato con il consigliere comunale Paolo Maurizio Talanti sulla presentazione di una mozione per la sperimentazione del software libero nel Comune di Orvieto, votata all'UNANIMITA' dall'intero consiglio.
A tale proposito ci piacerebbe leggere una risposta da parte dell'Amministrazione su questo tema.

La soluzione è dietro l'angolo. Non bisogna spendere incautamente e in maniera poco razionale il budget a disposizione, passando sempre per la via più facile (pagare incondizionatamente) e rimanere vincolati agli accordi con le aziende e multinazionali che offrono software di bassa qualità e closed-source.

Il software libero ci dà una mano non solo dal punto di vista culturale favorendo la collaborazione ma anche dal punto di vista economico, alleggerendo il budget necessario per gli investimenti informatici e consentendo una progettazione di più ampio respiro. Ed un altro enorme vantaggio è la possibilità di rendere riutilizzabili questi modelli di migrazione al software libero per altri enti che decidono di prendere questa strada.

Un invito alla comunità orvietana, alle eccellenze locali e all'Amministrazione: se c'è necessità di progettazione, di mettere a disposizione conoscenze tecniche, di contribuire almeno dal punto di vista digitale a migliorare Orvieto, noi ci siamo!  

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